SAMUGHEO
16 gennaio 2013 Prima uscita dei Mamutzones de SAMUGHEO per San Antonio
I‘Mamutzones di Samugheo, si inseriscono nel ricchissimo ed originale repertorio carnevalesco delle zone interne dell’isola, dove il culto della tradizione è ancora vivissimo.
Le maschere di Samugheo (Or) sono quelle che conservano maggiormente le caratteristiche da cui traggono origine. Anche se il loro significato primitivo si è in parte perduto, esse rappresentano un tempo la passione e la morte di Dionisio, dio della vegetazione, le cui feste si celebravano in quasi tutte le antiche società agrarie. Dionisio, il dio che ogni anno moriva e rinasceva, come la vegetazione, è rappresentato dalla maschera zoomorfa de “S’Urtzu”, che indossa una intera pelle di capro, con la testa attaccata. Il capro era infatti la forma più frequente nella quale il dio si manifestava. La rappresentazione della sua passione, che in tempi lontani era una cerimonia sacra, in periodo cristiano venne banalizzata e declassata a semplice maschera carnevalesca. In questa forma è giunta fino al nostro secolo. “S’Urtzu”, tenuto per la vita da Su Omadore, il suo guardiano, ogni tanto cade a terra fingendo la passione che precede la sua morte.
Le maschere dei “Mamutzones” rappresentavano invece i seguaci di Dionisio. Si vestono di pelli e nascondono il volto con un copricapo di sughero munito di autentiche corna caprine o bovine, cercano di raggiungere l’estasi dionisiaca e lasciandosi possedere dal dio per rendersi simili a lui. Ogni tanto circondano “S’Urtzu” e gli danzano intorno. Un tempo tutti i mamutzones portavano con sé un bastone avvolto di pervinca o di edera, a somiglianza del Tirso. Essendo tale strumento alquanto ingombrante, oggi viene portato solo da qualche maschera e da colui che conduce il gruppo. I sonagli hanno significato apotropaico, vogliono cioè, col loro suono tenere lontani dalla cerimonia gli spiriti del male.