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LASCIARE UN SEGNO -CAGLIARI 28 APRILE-3 GIUGNO

 

Sabato 28 aprile alle ore 19.00 presso la sala della Terrazza dell’Exmà, è statainaugurata la mostra collettiva Lasciare un segno, a cura del Poliartstudio, Centro di sperimentazione grafica di Cagliari fondato nel 1986 da Gianni Atzeni – operatore specializzato nel settore dell’incisione e della stampa calcografica, nonché impegnato attivamente nell’ambito delle arti in Sardegna. Il centro, che è anche una stamperia, propone incontri con artisti incisori, laboratori per principianti ed esposizioni di grafica.

La mostra realizzata in collaborazione con il Consorzio Camù, rimarrà aperta sino a domenica 3 giugno.

Dopo “Prove d’artista”, progetto che permetteva a ogni singolo artista di diventare incisore in sole otto ore, purché fosse disposto a confinarsi tra le mura di una stamperia d’arte per acquisire velocemente i procedimenti specifici e sperimentare le tecniche incisorie, nel 2008 il Poliartstudio ha proposto il laboratorio “Lasciare un segno”, sfociato in questa esposizione collettiva con 55 artisti: Paolo Ollano, Italo Medda, Pia Valentinis,Sandro Sulis, Dionigi Losengo, Gianni Atzeni, Caterina Lai, Annamaria Pillosu,Beppe Vargiu, Attilio Della Maria, Simone Dulcis,Maria Spissu Nilson,Giorgia Atzeni,Adelaide Lussu,Marta Fontana, Ottavio Pinna, Maria Caboni, Antonino Soddu Pirellas, Eva Rasano, Giannetto Casula, Paola Porcedda, Marilena Pitturru, Cino Angioni, Sergio Meloni, Marco Lampis, Enrico Troja,Massimiliano Atzeni, Sara Orrù, Nurja Montoja, Maria Luisa Delzotto, Susanna Manca, Carlo Zaccheddu, Carla Argiolas, Luigi Corda, Gabriela Espa, Pierluigi Serra, Stefania Bellucci, Carlo Crasto, Walter Melis, Alice Congiu, Andrea Mameli, Anna Paola Marturano, Annamaria Caracciolo, Antonello Dessì, Claudia Boi, Fabrizio Tuveri, Francesco Picciau, Giorgio Podda, Guglielmo Massidda, Guglielmo Melis, Mauro Mulas, Moira Tierney, Paolo Atzeni, Renè Rijnink e Riccardo Tanca.

Ognuno dei partecipanti è stato invitato a scalfire una lastrina di zinco (cm 3×3) in maniera diretta, con una “punta secca” – strumento che dà il nome alla più immediata fra le tecniche contemplate nel catalogo dei procedimenti incisori – in maniera fresca, spontanea e rapida, con pochi segni sul supporto metallico. Perché di segni si tratta, segni attraverso cui ogni singolo individuo tenta di raccontarsi lasciando agli altri una testimonianza del proprio essere.

Invitare artisti affermati (e non) a vestire l’abito dell’incisore è la sfida che di tanto in tanto è stata lanciata negli ultimi dieci anni dal promotore di questo Centro di Sperimentazione grafica, Gianni Atzeni, persuaso sempre più che “l’incisione cerchi nuovi adepti”. Lo stravagante appello, accolto di buon grado tra il 2001 e il 2002 da un folto numero di partecipanti alle prove d’artista, è stato dunque rinnovato con una iniziativa altrettanto curiosa: lasciare un segno.

In fondo cos’è l’arte se non una modalità di esprimere se stessi e il proprio vissuto? L’arte nasce dalla paura dell’oblio e del nulla: l’artista lascia inevitabilmente dietro al suo passaggio alcune tracce, certo di non essere mai dimenticato. Questo è lo stimolo più profondo e il senso del concetto di “giocare con l’arte”: creare, affinché qualcuno un giorno possa leggere di noi. Consegniamoci dunque all’eternità, al seppur precario e piccolo supporto di una matrice di metallo incisa.

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