CAL’A CINEMA – ARBATAX – 2-4 AGOSTO Reviewed by admin on . Il nome riconduce al luogo, gioca sull’espressione sarda cala a cinema (scendi al cinema) e invita gli abitanti a partecipare gratuitamente alla proiezione pubb Il nome riconduce al luogo, gioca sull’espressione sarda cala a cinema (scendi al cinema) e invita gli abitanti a partecipare gratuitamente alla proiezione pubb Rating:

CAL’A CINEMA – ARBATAX – 2-4 AGOSTO

Il nome riconduce al luogo, gioca sull’espressione sarda cala a cinema (scendi al cinema) e invita gli abitanti a partecipare gratuitamente alla proiezione pubblica che si terrà il 2 3 4 agosto 2012.

Il programma della Rassegna di Cinema Indipendente Cal’a Cinema 2012 si apre il giovedì 2 agosto alle 21,30 con l’opera di Enrico Pitzianti “Piccola Pesca” .
Il secondo appuntamento del venerdi 3 agosto sarà dedicato all’opera di Fiorella Infascelli “Pugni chiusi” mentre la terza ed ultima serata ospiterà Maria Sole Tognazzi con “Ritratto di mio padre”, e a seguire lo scrittore Sandro Bonvissuto si racconta con il reading Dentro, tratto dall’omonimo successo letterario.

Le tre serate della rassegna ospiteranno l’opera “Trame di sogni” che la fotografa Daniela Zedda dedica all’artista Maria Lai
A presentare gli appuntamenti sarà l’artista Marcello Murru, una figura che sfugge qualsiasi etichetta, cara dalle origini alla rassegna.

“Piccola pesca” di Enrico Pitzianti. – L’eco delle esercitazioni militari accompagna il sorgere del nuovo giorno. La piccola barca in legno solca le limpide acque. Luciano è un pescatore esperto ma è costretto a pescare in zone limitate, non può più calare le reti nei punti preferiti a causa delle esercitazioni militari mare-terra-mare che si svolgono nel poligono di Capo Teulada. In quelle acque dove fino a poco tempo prima, per una sorta di patto di non belligeranza, gli veniva consentita la pesca nelle soste dei giochi di guerra. La storia di come sia nato questo poligono è assai confusa: vendite, espropriazioni, rivolte di contadini che non volevano lasciare la terra fertile, che gli americani, prima, gli inglesi poi e gli italiani infine, trovavano perfette per esercitarsi alla guerra. Un piano che si svolge nel decennio 1950 – 1960, in cui la poco abitata Sardegna diventa terra da sacrificare alle esigenze militari. Una vicenda orchestrata da Roma con connivenze dei politici locali, con un epilogo drammatico e che alla fine attribuì al Genio militare 7500 ettari di territorio.
L’auto costeggia il muro di cemento e filo spinato che delimita il poligono. Quel mare, una volta così pescoso, è diventato un sacrificio senza ritorno. Luciano è un uomo ostinato, determinato, non vuole rinunciare al suo lavoro e non si dà per vinto. Si calano le reti, si tirano su le nasse e le si ributta a mare, si preparano con cura le diverse esche. Ma il mare è particolarmente avaro, e dove non lo è non si può più pescare! Luciano ed i suoi colleghi pescatori sono gente che non si rassegna.
Serve un gesto clamoroso, civile ma eclatante, bisogna scuotere l’opinione pubblica.
Bisogna occupare, interrompere i giochi di guerra, a cui pare partecipi anche la seconda flotta americana sfrattata dall’isola di Vieques per le proteste popolari. E si fa rotta verso il mare proibito.

“Pugni chiusi” di Fiorella Infascelli. – “Io sento la mancanza di Berlinguer”. Inizia cosi il Documentario “Pugni Chiusi” e io in un attimo si capisce quali erano quei pugni chiusi. La Vinyls manda in cassaintegrazione i suoi 120 operai senza una valida motivazione. Producevano PVC, si quello delle bottiglie, quello dei ciucci per i bambini, quello delle sedie, e con una strumentazione all’avanguardia. Ma privare un uomo del suo lavoro, della sua possibilita’ di arrichire la societa’ e’ umiliarlo. E per protesta alcuni di questi operai iniziano una battaglia incarcerandosi sull’isola dell’Asinara. E questo inaspettatamente crea un movimento di opinione in tutta la Sardegna che si mobilita mandando viveri, coperte, medicinali. Tutta la Sardegna capisce che quella battaglia non e’solo per loro ma per un’isola intera e per chiunque sia cassaintegrato, sfruttato o maltrattato sul lavoro. Quello che si legge sulla faccia di questi pochi operai e’ la loro grande dignita’ e la forza di voler combattere una battaglia che durera’ un anno e quattro mesi. Una battaglia anche per tutti i loro colleghi che non la stanno combattendo. Ed e’ lo stesso Pietro, forse il piu’ rappresentativo del gruppo, che dipinge con i suoi discorsi la drammaticita’ della situazione italiana. Una destra che fa di tutto per non proteggere il lavoro ma solo gli interessi dei piu’ potenti, una sinistra che dovrebbe farlo, che lo fece in passato ma che ora latita. Non fa nomi Pietro, ma e’ tutto cosi chiaro…
Fiorella Infascelli ci racconta in questo documentario una storia di lotta, di persone che si sono battute e che per il momento non hanno ancora vinto. Ma la loro tenacia e la loro forza deve essere di esempio per tutti.
“Ritratto di mio padre” di Maria Sole Tognazzi – L’idea di un documentario su Ugo Tognazzi nasce dal desiderio di raccontare, a vent’anni dalla sua scomparsa, la vita, gli amori, le passioni, i successi e le delusioni del grande attore, ma anche di rivelare, per la prima volta, i lati nascosti e i segreti mai svelati, i lavori meno conosciuti. Ugo Tognazzi era un uomo provocatorio, canzonatorio, indolente e goliardico: amava la vita e i suoi piaceri, ma sapeva anche essere tenace, coraggioso e combattivo. Si presentava sempre per quel che era, senza pretesti, giustificazioni o imbarazzi. Lo testimoniano le numerose interviste rilasciate durante la sua lunga carriera e le interviste dei suoi famigliari e degli amici che lo conoscevano bene.
Ugo amava la vita conviviale, la famiglia allargata, le cene con gli amici. Era il ritratto dell’italiano che cercava il divertimento e il riscatto dopo le privazioni, le tragedie e le rinunce della seconda guerra, che lui aveva conosciuto bene. Era l’italiano che trasgrediva le regole per affermare la propria opinione, il proprio io rinato. Con la sua goliardia e la sua comicità ha fatto divertire intere generazioni, senza risparmiarsi dall’interpretare anche ruoli impegnati, come il personaggio di Primo Spaggiari, protagonista della Tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci, che gli fece vincere la Palma d’oro a Cannes.
Il documentario alterna materiali raccolti negli archivi delle televisioni italiane e straniere a film girati (ben centocinquanta come attore e cinque come regista), da foto a filmati inediti conservati dalla famiglia.
Per la prima volta la famiglia Tognazzi ha concesso, per la realizzazione del documentario, foto personali e backstage realizzati sul set di alcuni film interpretati da Ugo, ma anche quel materiale familiare che mostra l’attore nel suo mondo personale, o insieme ai suoi amici. Sergio Cammariere ha firmato la colonna sonora originale e i titoli di coda contengono una canzone inedita scritta da Gianmarco per Ugo e suonata dal vivo.

“Dentro” di Sandro Bonvissuto. – «Mi presero le impronte delle dita. Dopo aver raccolto tutte le mie generalità e fatto le fotografie, mi presero anche le impronte delle dita delle mani. E ora stavano su un foglio, sopra il tavolo, proprio davanti a me; sembravano un segreto svelato, una cosa che, fino a poco prima, era intima e privata, e che invece d’ora in avanti tutti avrebbero potuto vedere. Senza dovermi chiedere niente (…) Da quel momento in poi avrebbero continuato a vivere ma senza di me. E io senza di loro»…

L’edizione Cal’a Cinema 2012 è dedicata all’Artista Maria Lai e a tutte le donne che amano, lavorano, guardano, soffrono, ridono, vivono.

La volontà dell’iniziativa anche per l’edizione 2012 resta il confronto tra la realtà locale e l’esterno, verificando gli elementi di unione ed esaltando le differenze: Arbatax nella sua intima natura di porto di mare da sempre concilia la tradizione locale sarda con quelle acquisite dall’esterno, attraverso la testimonianza delle genti diverse che l’hanno visitata e che spesso l’hanno scelta come nuova patria. Ha affrontato con decenni di anticipo il difficile fenomeno della convivenza tra popolazioni diverse, arricchendosi dalle influenze esterne pur mantenendo una propria identità.

Arbatax è un porto, ovvero un luogo di passaggio e d’incontro tra identità diverse, spazio in cui la differenza, giungendo da luoghi “altri” e lontani si fa occasione di scambio e d’incontro nell’esercizio di una pratica che in Sardegna conserva ancora la traccia del rito: l’ospitalità e l’accoglienza. Da questo nasce l’idea di consentire la fruizione gratuita delle serate, ai locali ed ai turisti.

L’unico impegno per lo spettatore rimane quello di portarsi la sedia, la sua sedia. Apparentemente una richiesta strana da parte dell’organizzazione, in verità un richiamo voluto al modo di vivere il cinema ad Arbatax fino a quarant’anni fa: allora la sala cinematografica era improvvisata, installata nella via Venezia, in cui, chiuso il traffico, si montava lo schermo ad un capo, il proiettore all’altro e le persone uscivano di casa con la propria seduta e sceglievano un posto in platea.
La sala cinematografica rimane estemporanea, le immagini guidano le emozioni, lo spettatore sceglie il suo punto di vista personale, lo occupa, incontra il vicino di casa, e di sedia, e lo spettacolo può iniziare.
Del resto, ad un incontro sono legate le origini di Arbatax: fu una colonia di pescatori che vennero dal mare, e precisamente da Ponza, ad insediarvisi, creando quindi il legame con l’entroterra e le sue genti.
Lo schermo cinematografico e le storie che vi si proiettano vogliono quindi essere simbolo del Mare Nostrum, il grande schermo su cui si affacciano le tradizioni narrative e culturali di tanti popoli lontani e diversi tra loro.

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