MIO CUORE IO STO SOFFRENDO. COSA POSSO FARE PER TE? – TEATRO MASSIMO – CAGLIARI – 21-25 NOVEMBRE 2018 Reviewed by admin on . Valeria Orani - 369gradi presentaMIO CUORE IO STO SOFFRENDO, COSA POSSO FARE PER TE? uno spettacolo ideato e diretto da Antonio Marrascon (in ordine alfabetico) Valeria Orani - 369gradi presentaMIO CUORE IO STO SOFFRENDO, COSA POSSO FARE PER TE? uno spettacolo ideato e diretto da Antonio Marrascon (in ordine alfabetico) Rating: 0

MIO CUORE IO STO SOFFRENDO. COSA POSSO FARE PER TE? – TEATRO MASSIMO – CAGLIARI – 21-25 NOVEMBRE 2018

MIO CUOREValeria Orani369gradi
presentaMIO CUORE IO STO SOFFRENDO, COSA POSSO FARE PER TE?
uno spettacolo ideato e diretto da Antonio Marrascon (in ordine alfabetico)
Ferdinando Bruni, Mauro F Cardinali, Federica Fracassi, Giovanni Franzoni, Simonetta Gianfelici, Francesco Marilungo, Marco Vergani

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e con la partecipazione straordinaria di
Elena Ledda e Vincenzo Puxeddu

coreografie Marco Angelilli
art director Paolo Bazzani Studio

regia Antonio Marras

produzione Valeria Orani369gradi
in coproduzione con ASMED Balletto di Sardegna
Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con Cedac Sardegna /Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna
e prodotto in partnership con Sella&Mosca

un ringraziamento speciale Ex Art Teatro Cagliari e Le Lucide di Lucidosottile

ANTEPRIMA NAZIONALE

Un verso di una canzone di Rita Pavone dà il titolo a questo atto performativo che racconta tanto della poetica di Antonio Marras che strappa, cuce, prende in prestito, ricrea, immagini, visioni di cultura popolare, narrazioni della memoria di oggetti dimenticati. Calvino, Shakespeare o una strofa di una canzone dimenticata, che riemerge dalla mente e diventa come per Barthes, improvvisamente importante se si è innamorati. Il dolore procurato, il dolore subito, le fasi della vita, le storie personali, la memoria infantile malinconica e spaventata nella declamazione dell’appello o delle tabelline alle elementari.
Sono 15 momenti, 15 tranche de vie, 15 azioni che registrano episodi, sogni, turbe, incubi e ossessioni.

10 uomini e 10 donne e 10 cuori vestiti di niente o con gli abiti appoggiati come se si trattassero di corpi estranei, elementi inutili o imposti dal comune senso del pudore.
15 scene che mettono in mostra il comune sentire di generazioni di figli, compagni e amanti.
Senso di colpa, angoscia, smarrimento e tensione e paura di tutto: della maestra, dell’età, della famiglia, delle feste, della religione. Soprattutto paura del cuore al quale siamo asserviti e che decide dei nostri destini, nostro malgrado.
Un sentire inquieto e poetico la tensione e il coraggio per un dialogo con se stessi.

«Ho chiamato venti performer, bravissimi attori, giovani promesse del teatro. Li ho resi complici di questa follia, premettendo che probabilmente avrebbe rovinato le loro carriere e con mia grande sorpresa hanno aderito tutti con entusiasmo».

In Antonio Marras l’arte è continua fonte di ispirazione, una guida. L’arte intreccia e unisce tutti i mondi che della sua vita fanno parte: il disegno, la moda, la visione, ed esperimento dopo esperimento anche il mondo delle arti performative. Mondi che sono come l’ordito, tenuti insieme dall’arte e dal talento che è la trama e che insieme li tiene serrati, in un unico grande disegno.
«Mi affascina da sempre sporcare, imbrattare, rendere impuro, porre a contatto superfici, oggetti, fonti immacolate.»

Cuore d’artista , quello di Marras, a tutto tondo.
Nel mondo di Antonio Marras nulla è come appare, tutto si muove in un gioco di corrispondenze e rimandi, ricordi e immaginario. Rivivono i ricordi di scuola e le storie degli esclusi, le Janas (streghe) che popolano le leggende della Sardegna e i suoni, il ritmo ancestrale, profondo, il primo percepito, il battito che è la vita. Mondi possibili e fantastici, che prendono vita: in un foglio bianco, in uno spazio vuoto, in un tempo immaginario da strappare, ricucire, buttare, ritrovare.
La vita d’artista di Antonio Marras è stata ispirata dalle tante incursioni nel mondo dell’arte, dalla ricerca e dalla sperimentazione, ma a segnare sicuramente il suo approccio con l’arte è stato fondamentale l’incontro con l’artista Maria Lai
«Maria ha dato spazio alle mie visioni, mi ha insegnato a vedere nelle cose ciò che non si vede. Mi ha dato la forza di parlare attraverso le immagini.»

Immagini che sono l’urgenza di tradurre in segno ciò che c’è intorno o dentro di se, l’urgenza di sperimentare, di trasformare e creare e di contaminare.
Nella moda tende ad accostare gli opposti: globale – locale – civilizzato – primitivo – maschile – femminile – ricco – povero – vecchio – giovane. Innesti che sono ricerca e che si amplificano e moltiplicano nella contaminazione tra arti visive, teatro, cinema, musica danza. La vita è un linguaggio con una grammatica creativa trasversale, con la seduttiva tendenza agli intrecci, alla fusione, alla creazione di altro.

Non esiste nell’universo niente di isolato ma tutti si corrisponde: natura, uomini, animali, oggetti

 

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