FAUST – TEATRO MASSIMO – CAGLIARI – 30 NOVEMBRE – 4 DICEMBRE 2016 Reviewed by admin on . Emilia Romagna Teatro Fondazione / China National Peking Opera Company FAUST una ricerca sul linguaggio dell’Opera di Pechino di Li Meini basato sul dramma “Fau Emilia Romagna Teatro Fondazione / China National Peking Opera Company FAUST una ricerca sul linguaggio dell’Opera di Pechino di Li Meini basato sul dramma “Fau Rating: 0

FAUST – TEATRO MASSIMO – CAGLIARI – 30 NOVEMBRE – 4 DICEMBRE 2016

FAUSTEmilia Romagna Teatro Fondazione / China National Peking Opera Company

FAUST
una ricerca sul linguaggio dell’Opera di Pechino

di Li Meini

basato sul dramma “Faust: prima parte” di Johann Wolfgang Goethe
traduzione Fabrizio Massini

progetto e regia di Anna Peschke

consulente artistico Xu Mengke
musiche originali composte da Luigi Ceccarelli, Alessandro Cipriani, Chen Xiaoman

con

Liu Dake nel ruolo di Faust
Xu Mengke nel ruolo di Mefistofele
Zhao Huihui nel ruolo di Valentino
Zhang Jiachun nel ruolo di Margherita

musicisti
Fu ChaYina (yueqin),
Vincenzo Core (chitarra elettrica ed elaborazione elettronica),
Wang Jihui (jinghu),
Niu LuLu (gong),
Laura Mancini (percussioni),
Giacomo Piermatti (contrabbasso),
Wang Xi (bangu)

Si ringrazia per la collaborazione l’Istituto Confucio

Spettacolo in lingua cinese, con sovratitoli in italiano

Frutto di un lungo lavoro di preparazione, ha debuttato a ottobre 2015, nell’ambito di VIE Festival, Faust, un’importante sfida produttiva fortemente voluta da ERT e realizzata grazie alla fiducia, al sostegno e all’entusiasmo della Compagnia Nazionale dell’Opera di Pechino.

Affidato alla giovane regista tedesca Anna Peschke, lo spettacolo vede in scena un gruppo di altrettanto giovani interpreti cinesi accompagnati da un ensemble musicale composto da musicisti italiani e cinesi, che eseguono un repertorio musicale originale composto da Luigi Ceccarelli, Alessandro Cipriani e Chen Xiaoman.

Con questo lavoro Anna Peschke si propone di cercare un possibile nuovo linguaggio fra Oriente e Occidente. Una sfida ambiziosa che si declina in diversi aspetti, dall’avvio di un fertile rapporto con la China National Peking Opera Company, fino all’indagine gestuale e musicale del linguaggio scenico orientale.

Anna Peschke, è al suo secondo lavoro basato sullo studio del linguaggio dell’Opera di Pechino dopo un Woyzeck, presentato a Pechino e a Francoforte.

Turni:
mercoledì 30/11 ore 20.30 – turno A
giovedì 1/12 ore 16.30 – turno P e ore 20.30 turno B
venerdì 2/12 ore 20.30 – turno C
sabato 3/12 ore 20.30 – turno D
domenica 4/12 ore 19.00 – turno E

Biglietti serali: primo settore intero 35 euro, ridotto 27 euro – secondo settore intero 30 euro, ridotto 22 euro, loggione 15 euro.
Biglietti pomeridiani: intero 16 euro, ridotto 12 euro.

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Sull’Opera di Pechino e la realizzazione di Faust
di Anna Peschke

Le origini del Jīngjù (termine cinese che indica l’opera di Pechino) risalgono alla dinastia Tang (618-907 d.C.) benché la «nascita del Jīngjù» venga collocata nel 1790, anno in cui numerose compagnie provenienti dalla Cina meridionale si radunarono a Pechino in occasione del compleanno dell’Imperatore. Queste compagnie continuarono a collaborare per i sei decenni successivi, portando così alla creazione di ciò che ora è conosciuto come Jīngjù. Questa famosa arte performativa non solo combina canto e recitazione come avviene nell’opera occidentale ma comprende anche danza, arti acrobatiche e marziali in uno stile affascinante. Per questo motivo l’UNESCO ha incluso lo Jīngjù nella lista del “patrimonio culturale immateriale dell’umanità”.

Oltre alla forza della musica e del canto, il Jīngjù possiede un tipo molto sofisticato di performance fisica: gli attori sono capaci di esprimere emozioni, situazioni (per esempio una notte buia) o ambientazioni (l’interno di una casa, su un fiume ecc.) attraverso i gesti, la danza o il mimo. Quali sono i gesti e i movimenti capaci di oltrepassare i confini culturali ed essere così compresi dal pubblico europeo? Come regista, in passato ho fatto diverse esperienze con il Jīngjù. Quando l’attore Wang Lu interpretò sotto la mia direzione tutti i ruoli in un Woyzeck del 2012, un giornalista di Francoforte scrisse: «È stato stupefacente osservare come la maggior parte dei codici e delle convenzioni – nonostante la distanza culturale – siano in realtà comprensibili».

Questa volta il mio obiettivo è di indurre il pubblico italiano a unirsi a me nel misterioso universo Jīngjù, in una forma nuova e contemporanea in cui, nel contesto del Faust di Goethe, si mescolano anche il mio background teatrale europeo e le composizioni italiane.

Il punto di partenza del lavoro è il capolavoro di Goethe Faust. Parte prima della tragedia, dal quale la drammaturga Li Meini ha tratto un nuovo dramma in mandarino poetico secondo il canone Jīngjù. Protagonisti di questa vicenda sono Faust e Mefistofele, affiancati da Margherita e da suo fratello Valentino. Faust è interpretato da Liu Dake, in origine attore Jìng, mentre a incarnare Mefistofele è Wang Lu, in origine attore Shēng. I ruoli che figurano nell’opera di Pechino sono determinati da un rigido schema di non più di quattro personaggi: accanto a Sh ng (il ruolo maschile) vi sono Dàn (il ruolo femminile), Jìng (ruolo maschile con il viso dipinto) e Chŏu (il clown).

Il sistema dei ruoli può essere paragonato a quello della Commedia dell’arte. Solitamente gli attori non cambiano mai la propria categoria di personaggio. In questa produzione, invece, è stata messa da parte questa regola fondamentale: Faust è inizialmente un nobile Shēng ma quando, con avidità ed egoismo, lascia dietro di lui una scia di distruzione, rivela via via la sua vera natura: un selvaggio Jìng. La figura del Jìng è solitamente quella di un personaggio energico, dalla voce potente, il trucco forte e le movenze molto ampie. Mefistofele lascia tracce sul viso di Faust – segni demoniaci, come sfregi della sua avidità e della sua brama di vita. Il personaggio di Mefistofele supera a sua volta i tradizionali confini del ruolo, mostrando aspetti di diverse personalità: un gentiluomo, un demone, un imbroglione e un guerriero.

Questa nuova forma e questa estetica orientale possono mostrare un’opera celebre come Faust, in un nuovo contesto e offrire nuove prospettive su una storia senza tempo. Inoltre questa produzione segna un passo in avanti verso una forma contemporanea di Jīngjù, che si apre a moderne influenze e a tematiche del nostro tempo. Il personaggio di Faust simboleggia l’archetipo dell’uomo contemporaneo che in nome del proprio piacere e per avidità, sottomette e sfrutta la natura e le persone, noncurante della miseria e della distruzione che genera. Mefistofele induce Faust in tentazione con seducenti promesse di gioventù, amore e piaceri – ma Faust sceglie in piena consapevolezza e responsabilità. E noi, siamo in grado di assumerci la nostra responsabilità nei confronti del mondo, degli altri esseri umani e dell’ambiente?

Anna Peschke.

Alla fine del 2009 conclude i suoi studi di Scienze Teatrali Applicate a Gießen (Germania) con il massimo dei voti. Da allora lavora in Europa e in Asia come regista per progetti di teatro indipendente che attraversano i confini tradizionali dei generi, trovando nuove forme nelle intersezioni di teatro, installazioni, arte visiva e concerto scenico. Dal 2012 opera anche nell’ambito dell’opera cinese, in particolare del genere jīngjù. Nel 2015 ha vinto il “Premio per il teatro e la danza della città di Stoccarda e della provincia di Baden-Württemberg“, che si aggiunge al “Berlin Award of Opera“ ottenuto nel 2011.

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